Ma la Sardegna è anche storia.
Una storia millenaria che si può ripercorrere tra i tanti resti archeologici che lentamente stanno riemergendo dal buio della terra.
E la Sardegna “fuori dalla Grande Storia”, come è sempre stata descritta, non esiste più.
Epoca prenuragica (dal VII al III millennio A.C.)
La Sardegna prenuragica offre rilevanti testimonianze archeologiche che consentono di riscrivere la storia dell’Isola, tradizionalmente identificata come popolata da sparuti gruppetti di genti barbare, ostili e isolate.
In realtà i reperti megalitici ci riportano la storia di persone riunite in nuclei civilizzati, organizzati e progrediti, profondamente religiose e spirituali, con usi e tradizioni autoctone, ma aperte allo scambio ed al commercio con altri Popoli.
Si comincia dai menhir e dolmen, classiche pietre fitte verticalmente nel terreno (perdas fittas), sommariamente scolpite in forma allungata e che possono raggiungere l’altezza di 5 mt circa.
I menhir sono generalmente isolati o allineati in linea retta o circolarmente, talvolta sormontati da una lastra orizzontale a copertura (dolmen), tipici delle popolazioni megalitiche di tutta Europa (soprattutto Inghilterra e Francia).
Presumibilmente rappresentano le divinità maschili e della fertilità appartenenti al mondo religioso e funerario.
Furono quasi tutti abbattuti durante il papato di Gregorio Magno (VIII secolo d.c.) che convertì al cattolicesimo la gente Sarda, “popolo di adoratori di pietre e legno”, anche attraverso la distruzione materiale di ciò che testimoniava una antica, diversa e profonda religiosità e spiritualità.
Le Domus de Janas o Casa delle Fate sono antiche tombe scavate nelle roccia.
Presenti in tutto il Mediterraneo, in Sardegna si caratterizzano per la quantità (ad oggi circa 2.400).
Si trovano isolate o in grandi gruppi e talvolta collegate in modo complesso per via sotterranea.
Le entrate sono scolpite a volte finemente e a volte in modo semplice e spesso all'interno presentano incisioni di rara bellezza.
Tipica di questa epoca è la presenza di vari manufatti di ossidiana proveniente dalla zona di Oristano.
Il ritrovamento, fuori dall'Isola, di prodotti di ossidiana sarda, fa ritenere valida l'ipotesi di contatti e scambi commerciali con altri Popoli.
Le tante tombe (caratterizzate da incisioni a spirale e di corna di animali), i graffiti rupestri e i reperti dei corredi funerari (statuette, vasi, ciotole, tazze ecc.) sono la conferma della capacità di trascendenza ed astrattezza di queste antiche genti sarde.
Di particolare rilevanza sono la Ziqqurat e l’omphalos di Monte d’Accodi, unico esempio di cultura mesopotamica nel Mediterraneo ed in Europa (3.000 A.C.).
La sua presenza induce a rivalutare le relazioni tra le popolazioni antiche: come e perché i Sumeri costruirono in Sardegna un loro caratteristico tempio ? Perché tanti nomi toponomastici di località sarde riecheggiano la lingua accadica-sumera ? Perché il nome “Sardegna” sembra ricollegarsi a Sargon, antico re mesopotamico ? Gli interrogativi sono tanti...
La cultura della vite e del vino in Sardegna risale ai tempi più antichi.
Nel sito "Duos Nuraghes" di Borore, sono stati trovati dei semi di vite nello strato relativo al Bronzo recente (1.300 A.C.).
Ritrovamenti di acini carbonizzati, pollini, torchi e brocche da vino, bronzetti rappresentanti uomini che versano vino, ecc., confermano la presenza sull'Isola di vitigni autoctoni da più di 3.500 anni.
Anche questa è storia e cultura...
Continua...